In questo articolo parlerò de L’Uomo Tigre, anime realizzato nel 1969
e tratto dall’omonimo manga di Ikki Kajiwara. Si vedrà come questa semplice
serie animata rappresenti in profondità non soltanto lo spirito tradizionale
del Giappone ma anche la condizione moderna del paese. Questa serie, infatti,
riesce a trasmettere lo spirito del tempo nel quale è stata creata, a pochi
anni dalla sconfitta nipponica nella seconda guerra mondiale, in seguito alla
bomba nucleare e al loro imperatore che, da divinità, si è fatto
improvvisamente umano.
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Una breve trama: Nascosta tra le
Alpi un’organizzazione criminale denominata La
Tana delle Tigri recluta da tutto il mondo bambini orfani e li addestra,
attraverso allenamenti durissimi e spesso mortali, per diventare lottatori di
wrestling mascherati. Finito l’addestramento i lottatori combatteranno nei
tornei di tutto il globo usando tecniche sleali e violando le regole di
combattimento, la metà dei soldi guadagnati da questi incontri dovranno quindi
tornare all’organizzazione.
A capo della Tana delle Tigri ci
sono tre uomini misteriosi che indossano sempre una veste bianca e un lungo
cappuccio rosso, che ricorda molto l’abbigliamento usato dagli appartenenti al
Ku-Klux-Klan. L’organizzazione ha costruito tra le montagne molti edifici,
palestre e dormitori per i ragazzi residenti, tuttavia il complesso ha
l’aspetto di un’enorme campo di concentramento, con tanto di guardie che
impediscono loro ogni via di fuga.
Gli allenamenti che gli orfani
devono affrontare sono durissimi e gli allenatori sono persone senza scrupoli
che non esitano a frustare i ragazzi per costringerli a continuare. Ci sono,
inoltre, molti dispositivi altamente (per gli anni 70 in cui l’anime nasce)
tecnologici e tecnici, come proiettori o computer all’avanguardia in grado di
elaborare i dati di ogni singolo lottatore e scegliere i migliori.
Ogni aspetto della Tana delle
Tigri sembra ricordare un’organizzazione nazista, forse anche per questo motivo
è stata collocata tra le Alpi, vicino alla Germania. In una scena, inoltre, si
vedono dei ragazzi con il braccio alzato in un saluto romano diretto verso i
capi della Tana.
Naoto Date, il protagonista della
serie, è giapponese e fin da piccolo è stato allevato nella Tana delle Tigri. Finito
l’addestramento ha iniziato a combattere nei tornei americani indossando una
maschera con il volto di una tigre. Per via della sua crudeltà e violenza è
stato soprannominato dal pubblico Demone Giallo.
Naoto da piccolo viveva in un
orfanotrofio insieme ad altri bambini, tra cui una ragazza, Ruriko, e un altro
bambino, Watsuki. Durante una gita allo zoo con gli altri compagni, Naoto viene
prelevato dalla Tana delle Tigri e il suo addestramento ha inizio.
Ruriko, Naoto |
Uomo Tigre, Kenta, Ruriko |
Questa sua decisione, però, non
piace a Tana delle Tigri, la quale gli chiede, attraverso il suo emissario di
nome Mister X, di ricominciare a versare la metà delle sue vincite
all’organizzazione, altrimenti sarà considerato un traditore e sarà
perseguitato fino alla morte. Naoto non accetta e si prepara a sfidare ogni
lottatore mascherato malvagio che la Tana, da adesso, gli manderà contro per
ucciderlo, sia sopra che fuori dal ring.
L’Uomo Tigre, oltre ai contenuti
di cui parleremo, è una serie animata di grande qualità. Lo stile del disegno
cambia leggermente in ogni episodio, si individuano diversi disegnatori che si
alternano, ognuno comunque ha uno stile assolutamente fresco, vivo e dinamico.
I personaggi sono delineati con segni molto espressivi, con linee agili che
conferiscono forza a tutta l’animazione. Le proporzioni sono spesso esasperate,
così come i punti prospettici, creando delle immagini assolutamente epiche e di
forte impatto.
Alcune scene sono totalmente fantasiose, sfondi naturalistici si mischiano a getti di colore, panorami informi, scenografie composte da collage di fotografie, macchie colorate e texture creano dei piccoli capolavori.
La sceneggiatura e lo svolgimento dell’episodio sono eccellenti, alcune puntate raggiungono un pathos finale che quasi fa commuovere. Nel mezzo di combattimenti crudi e rumorosi spesso inaspettatamente tutto ammutolisce, la scena continua tra un silenzio che lascia senza fiato.
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La Tana delle Tigri, come si è
visto, è un’organizzazione di stampo quasi nazista in cui gli orfani sono
addestrati a seguire la legge del più forte e le regole imposte con la
violenza. È costruita, inoltre, come una macchina perfetta, altamente
tecnologica, in cui i ragazzi sono allenati non soltanto da altre persone ma
anche da fantasiose macchine che fortificano i loro corpi. Sotto questi aspetti
la Tana può essere la rappresentazione di una distopia moderna, in cui pochi
uomini, con l’aiuto della tecnologia, rendono schiavi i ragazzi rapiti. Si può
trovare, però, un ulteriore significato. La Tana, infatti, è anche la
rappresentazione del nichilismo e dell’assenza di ideali del mondo
contemporaneo, i ragazzi sono allenati duramente con il fine di guadagnare
quanti più soldi possibili, usando come mezzo soltanto l’odio e la violenza, l’organizzazione
non ha altro scopo oltre quello di guadagnare a qualsiasi costo.
Naoto è passato attraverso tutto
questo, ha conosciuto il nichilismo della Tana, si è allenato duramente e ha
combattuto senza regole, ma soprattutto, senza un vero motivo per cui farlo.
Dal momento in cui è diventato un traditore lo scopo della Tana non è stato
altro che ucciderlo, non soltanto per vendicarsi, ma anche perché Naoto
rappresenta un uomo libero che ha deciso individualmente di non seguire più una
strada senza scopo né regole, votata alla violenza e all’autodistruzione, ma di
perseguire un’ideale di onestà.
Tutti i lottatori della Tana che
Naoto sconfigge sul ring, sono per lui soltanto delle vittime e quindi ha pietà
di loro. Ogni volta che, finito il combattimento, toglie loro la maschera, si
accorge che essi sono uomini come lui, a cui la Tana ha fatto il lavaggio del
cervello e li ha trasformati in assassini.
La Tana delle Tigri |
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La storia di Naoto Date è quella
di un uomo tormentato, da quando decide di staccarsi dalla Tana la sua vita
cambia completamente. Prima di quell’avvenimento Naoto combatteva in America
con il nome di Demone Giallo, la sua vita era immersa nel puro nichilismo, per
lui non esistevano regole o ideali, contava soltanto la violenza. La sua era
anche una vendetta contro la vita che lo aveva reso così, “uccidere per non
essere ucciso”, era il suo unico pensiero. In seguito all’incontro con Kenta,
il suo piccolo ammiratore, giura a se stesso di combattere lealmente anche
contro chi non lo fa, in nome della giustizia. Da quando decide di smettere con
tutto questo, però, più volte ci ricade, lasciandosi andare a qualche mossa
scorretta durante gli incontri.
Il messaggio che Naoto vuole dare
agli orfani che lo ammirano è di non cedere incamminandosi sulla strada della
violenza, questi bambini hanno davanti una scelta, la prima opzione è quella
della Tana delle tigri, la seconda quella dell’Uomo Tigre. Naoto insegna agli
orfani il significato dell’onore.
Naoto Date |
L’onore, come lo intendo qui, non
c’entra niente con l’accezione che si da oggi al termine, accostandolo alla
virilità, alla forza fisica, alla vendetta, al maschilismo e così via… L’onore
dell’Uomo Tigre, e in generale l’uso positivo del termine, non c’entra niente
con la violenza. Naoto insegna sempre ai bambini che è con l’onestà e la bontà
che ci si fa strada nella vita, mai con la forza. Non sono neanche i soldi ciò
che contano infine, ma l’aver vissuto una vita corretta e onorevole. Ma cos’è
quindi l’onore?
L’onore è una promessa che si fa con se stessi, imponendosi delle regole e
rispettandole con autodisciplina. Chi ci obbliga a farlo? Nessuno, è proprio questo l’aspetto
difficile dell’essere onorevole. Il nichilismo, che è l'opposto dell'onore, attira a sé grazie alla sua
imbarazzante facilità, cosa ci vuole, infatti, a fare tutto ciò che si vuole,
senza rispetto per nessuno? L’Uomo Tigre avrebbe vinto più facilmente gli incontri
se avesse usato mosse scorrette, è questo il punto. Chiunque può fare ciò che
si sente di fare in quel momento, ma non è questa la vera libertà onorevole. È
difficile mantenere l’onore proprio perché ce lo si autoimpone e infrangerlo non comporta nessuna conseguenza. Ma sorge subito un problema, come
si fai, infatti, a imparare da soli le regole dell'onore, se non si ha una guida?
Imparando dagli errori e non ripetendoli, anche questo insegna Naoto Date.
La crescita e la trasformazione
del personaggio di Naoto Date, durante la serie, non è soltanto superficiale ma
essenziale. Da uomo, infatti, indossando la maschera dell’Uomo Tigre, diviene
un simbolo. Alla fine Naoto non combatte più per un fatto personale, non cederà
più alle tentazioni in quanto l’Uomo Tigre non è più un individuo, ma un’entità
anonima e impersonale. Nell’episodio 94 intitolato appunto L’Onore dell’Uomo Tigre, tutto ciò
diviene chiaro: Naoto ha un incontro da affrontare, ma per vari problemi non
riesce ad arrivare in tempo al palazzetto dove si svolgerà il combattimento. Al
suo posto, quindi, sarà Ken (un suo grande amico e anch’esso lottatore) a
combattere. L’Uomo Tigre, infatti, non è più una figura legata a Naoto ma
diventa un simbolo che anche il suo discepolo può incarnare, ciò che conta è
che esso non muoia, che mantenga la sua dignità e il suo onore di fronte al
pubblico. Naoto ormai non deve più seguire se stesso o le sue ambizioni
personali, ma rispettare il ruolo che l’Uomo Tigre rappresenta.
Anche la figura degli orfani è
fondamentale e racchiude in sé molto di più di quel che sembra. Essi non
rappresentano soltanto i bambini che hanno perso i genitori, ma qualsiasi uomo
e donna che non ha, dalla nascita, alcun punto di riferimento da seguire nella
vita. L’epoca moderna, non solo in Giappone, è piena di persone che, pur avendo
dei genitori, sono intimamente orfane. L’Uomo Tigre è la metafora di tutta
questa situazione, è un uomo che ha attraversato il nichilismo della tana delle
tigri, uscendone da solo e diventando una guida per tutte quelle persone che
nel nichilismo ancora ci sono immerse. L’Uomo Tigre che non è più un individuo,
ma un’idea, uno scopo e un’ideale che per sua natura non può che essere
immortale e invincibile.
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La bellezza di questa serie
animata risiede molto nelle piccole storie di vita quotidiana che tanti episodi
mostrano. A volte l’intero episodio è incentrato su vicende che non sembrano
riguardare la lotta libera e il tempo riservato al combattimento dell’Uomo
Tigre occupa soltanto i minuti conclusivi.
Le storie raccontate riguardano
sempre persone povere, spesso piccoli artigiani. E’ sempre presente, in
generale, un’attenzione verso le piccole cose di tutti i giorni e verso i
mestieri più umili. L’Uomo Tigre incontra queste persone che, pur nella
miseria, cercano di vivere onestamente e di lottare. Che sia la proprietaria di
un piccolo chiosco che vende dolci, o un artigiano del cuoio o ancora una
coppia che costruisce modellini del memoriale della pace di Hiroshima, i quali
sono poi venduti a caro prezzo al solo scopo di far arricchire il rivenditore
che li sfrutta. Ogni storia è raccontata con delicatezza e minimalismo
tipicamente giapponese, ogni incontro darà all’Uomo Tigre una motivazione per
la quale combattere sul ring e, con i soldi guadagnati, aiutare queste persone.
Contrapposto a tutto questo c’è la vita frenetica delle città industriali e
inquinate, le automobili, spesso, sono il simbolo di questa modernità nemica e
ostile a chi vive semplicemente.
Lo stile di vita giapponese è anche confrontato con quello americano, a partire dal wrestling, che in Giappone mantiene ancora lo spirito delle antiche arti marziali e in cui, pur essendo uno sport agonistico, i lottatori combattono lealmente. In America, invece, i combattimenti sono sempre sanguinosi e senza regole, la lotta è pura violenza, l’unico obiettivo dei combattenti è la fama e il denaro. Il materialismo americano è quindi contrapposto alla spiritualità nipponica e, come vedremo, questo paragone ha anche un rimando storico preciso.
Il finale della serie è magnifico. Scordatevi l’happy ending, qui, lo ripeto, non siamo in America, siamo in Giappone. Il Male viene sconfitto in una battaglia finale, certo, ma a caro prezzo. Naoto commette uno sbaglio e deve rimediare, non ha nessun Dio da supplicare di redimerlo dai suoi peccati. Nell’etica del samurai non esistono i peccati, ma soltanto gli errori. Non si può sperare in un perdono e in una salvezza ultraterrena, agli errori si rimedia da soli attraverso gesti estremi. L’Uomo Tigre continuerà a vivere in quanto simbolo superindividuale, ma non sarà più la stessa cosa in quanto si è rivelato umano.
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Il primo Gennaio del 1946, con
poche frasi in un discorso via radio, l’imperatore del Giappone Hirohito
dichiarava di non essere un diretto discendente della dea del sole Amaterasu e
che né lui né i giapponesi possedevano una natura divina. Fu un evento storico,
in quanto fino a quel momento l’imperatore era considerato dai giapponesi al
pari di una divinità. Dietro questo evento c’è la sconfitta e l’occupazione del
Giappone da parte dell’America, c’è anche la morte di Dio che ormai diviene un
fatto universale. L’aspetto interessante qui è l’essenza dell’essere un
imperatore divino.
La dea del sole Amaterasu |
L'imperatore Hirohito |
L’imperatore deve essere una
guida, un maestro, un punto di riferimento intorno a cui tutto il suo popolo si
raduna. In esso vivono le tradizioni e il fondamento del popolo stesso, per
questo deve essere superiore a tutti, intoccabile e ingiudicabile dalle persone
comuni. La fedeltà all’imperatore non è rivolta alla sua persona, ma agli
ideali che esso incarna e che costituiscono il fondamento del popolo. Oggi chi
comanda una nazione lo fa sempre attraverso la violenza e l’inganno, la fedeltà
non è mai innata e reciproca ma sempre imposta con la forza, o nasce da
questioni di interesse.
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Il venticinque Novembre 1970, lo
scrittore, saggista, poeta, attore e regista giapponese Yukio Mishima leggeva
il suo Proclama in diretta tv, terminato
il quale lo scrittore si suicidò attraverso il rituale del seppuku, ovvero
tagliandosi il ventre. Nel suo ultimo discorso Mishima insorgeva contro la
mancanza di ideali nazionali dei politici giapponesi e del popolo, lo
scrittore stesso aveva fondato un suo piccolo esercito parallelo a quello
ufficiale, il quale era incapace per lui di difendere veramente la patria e di combattere in
nome di veri valori. Si scagliava, inoltre, contro il controllo americano che
impediva ulteriormente che un vero esercito autonomo nascesse in Giappone.Yukio Mishima |
Chiudo questo articolo con un
estratto di una poesia di Yukio Mishima in cui descrive la sua visione del Giappone
e del suo imperatore, il quale, per lo scrittore, aveva assolutamente sbagliato
professandosi umano. Nella poesia descrive il Giappone contemporaneo e sembra
pensare che l’imperatore doveva rimanere fuori rispetto a tutto ciò. L’imperatore
non deve avere qualità popolari, terrene, inferiori. La sua forza sta proprio
nel fatto che il suo potere derivi dall’alto, dalla perfezione che tutti
vorrebbero raggiungere e che quindi attraverso di lui si fa più afferrabile.
Esso doveva stare al di sopra di questo mondo meschino per dare una speranza a
chi ne era dentro. Doveva starne fuori per fare da guida, per dare un motivo
alto per cui lottare e uscire dal fango.
Se, infatti, anche l’imperatore è
qui dentro con noi, è un uomo anche lui, vuol dire che non esiste nient’altro
oltre a questo?
Una decadente bellezza
invade il mondo,
soltanto le ignobili verità sono credute,
cresce delle automobili il numero
e l'insulsa velocità frantuma le anime.
Si costruiscono edifici immani,
ma crollano le grandi cause,
le finestre sono rischiarate da luci al neon
dei desideri insoddisfatti,
un mattino dopo l'altro
sorge un sole opaco di smog,
ottusi sono i sentimenti,
smussati gli angoli acuti.
Le anime appassionate e virili
abbandonano la terra,
torbido sangue ristagna nella pace,
secco e inaridito
non zampilla più nella sua purezza.
Chi volava nel cielo ha le ali spezzate,
mentre le termiti dileggiano
la gloria immortale.
In simili giorni,
perchè mai Sua Maestà
diviene un uomo comune?
LCPA
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