Pagine

giovedì 23 ottobre 2014

L'Onore dell'Uomo Tigre





v
In questo articolo parlerò de L’Uomo Tigre, anime realizzato nel 1969 e tratto dall’omonimo manga di Ikki Kajiwara. Si vedrà come questa semplice serie animata rappresenti in profondità non soltanto lo spirito tradizionale del Giappone ma anche la condizione moderna del paese. Questa serie, infatti, riesce a trasmettere lo spirito del tempo nel quale è stata creata, a pochi anni dalla sconfitta nipponica nella seconda guerra mondiale, in seguito alla bomba nucleare e al loro imperatore che, da divinità, si è fatto improvvisamente umano.


v
Una breve trama: Nascosta tra le Alpi un’organizzazione criminale denominata La Tana delle Tigri recluta da tutto il mondo bambini orfani e li addestra, attraverso allenamenti durissimi e spesso mortali, per diventare lottatori di wrestling mascherati. Finito l’addestramento i lottatori combatteranno nei tornei di tutto il globo usando tecniche sleali e violando le regole di combattimento, la metà dei soldi guadagnati da questi incontri dovranno quindi tornare all’organizzazione.

A capo della Tana delle Tigri ci sono tre uomini misteriosi che indossano sempre una veste bianca e un lungo cappuccio rosso, che ricorda molto l’abbigliamento usato dagli appartenenti al Ku-Klux-Klan. L’organizzazione ha costruito tra le montagne molti edifici, palestre e dormitori per i ragazzi residenti, tuttavia il complesso ha l’aspetto di un’enorme campo di concentramento, con tanto di guardie che impediscono loro ogni via di fuga.

Gli allenamenti che gli orfani devono affrontare sono durissimi e gli allenatori sono persone senza scrupoli che non esitano a frustare i ragazzi per costringerli a continuare. Ci sono, inoltre, molti dispositivi altamente (per gli anni 70 in cui l’anime nasce) tecnologici e tecnici, come proiettori o computer all’avanguardia in grado di elaborare i dati di ogni singolo lottatore e scegliere i migliori.

Ogni aspetto della Tana delle Tigri sembra ricordare un’organizzazione nazista, forse anche per questo motivo è stata collocata tra le Alpi, vicino alla Germania. In una scena, inoltre, si vedono dei ragazzi con il braccio alzato in un saluto romano diretto verso i capi della Tana.


Naoto Date, il protagonista della serie, è giapponese e fin da piccolo è stato allevato nella Tana delle Tigri. Finito l’addestramento ha iniziato a combattere nei tornei americani indossando una maschera con il volto di una tigre. Per via della sua crudeltà e violenza è stato soprannominato dal pubblico Demone Giallo.


Naoto da piccolo viveva in un orfanotrofio insieme ad altri bambini, tra cui una ragazza, Ruriko, e un altro bambino, Watsuki. Durante una gita allo zoo con gli altri compagni, Naoto viene prelevato dalla Tana delle Tigri e il suo addestramento ha inizio.

Ruriko, Naoto
Dopo aver combattuto in America il Demone Giallo decide di tornare in Giappone per partecipare ai tornei nipponici, qui, a differenza dei tornei americani, i lottatori sono uomini leali che combattono correttamente. Anche il pubblico non apprezza chi infrange le regole o usa tecniche scorrette. Il Demone Giallo è quindi subito accolto negativamente, facendosi riconoscere per la sua violenza. Soltanto un ragazzino, di nome Kenta, diventa un ammiratore del Demone e una sera scappa dall’orfanotrofio dove vive per andare allo stadio ad assistere un incontro del suo amato lottatore. Kenta vive nell’orfanotrofio gestito da Ruriko e Watsuki, i compagni di un tempo di Naoto. Durante l’ennesimo sanguinoso incontro del Demone, Kenta si avvicina al ring incitando il suo beniamino, incoraggiandolo ad essere ancora più crudele. A questo punto Ruriko, accorsa per cercare Kenta, supplica il Demone Giallo di non essere più violento, in quanto rappresenta un modello negativo per i bambini che lo stanno guardando e soprattutto per Kenta.


Uomo Tigre, Kenta, Ruriko
Il Demone Giallo, che altri non è che Naoto, decide quindi di ravvedersi e di cambiare il suo comportamento sul ring. Va a visitare, senza maschera e nascondendo la sua identità di lottatore, l’orfanotrofio dove è vissuto. Qui scopre che Ruriko e Watsuki hanno problemi finanziari e la casa di accoglienza rischia di chiudere. Il Demone Giallo, quindi, deciderà che non combatterà più in modo sleale e diventerà l’Uomo Tigre. Combatterà, d’ora in poi, soltanto in modo leale e i soldi guadagnati dagli incontri andranno inizialmente all’orfanotrofio di Ruriko e successivamente per aiutare tutti gli orfani che incontra, o in generale per alleviare le sofferenze delle persone che, in ogni episodio, Naoto conosce.

Questa sua decisione, però, non piace a Tana delle Tigri, la quale gli chiede, attraverso il suo emissario di nome Mister X, di ricominciare a versare la metà delle sue vincite all’organizzazione, altrimenti sarà considerato un traditore e sarà perseguitato fino alla morte. Naoto non accetta e si prepara a sfidare ogni lottatore mascherato malvagio che la Tana, da adesso, gli manderà contro per ucciderlo, sia sopra che fuori dal ring.

Naoto, Mister X, Uomo Tigre

v
L’Uomo Tigre, oltre ai contenuti di cui parleremo, è una serie animata di grande qualità. Lo stile del disegno cambia leggermente in ogni episodio, si individuano diversi disegnatori che si alternano, ognuno comunque ha uno stile assolutamente fresco, vivo e dinamico. I personaggi sono delineati con segni molto espressivi, con linee agili che conferiscono forza a tutta l’animazione. Le proporzioni sono spesso esasperate, così come i punti prospettici, creando delle immagini assolutamente epiche e di forte impatto.


Alcune scene sono totalmente fantasiose, sfondi naturalistici si mischiano a getti di colore, panorami informi, scenografie composte da collage di fotografie, macchie colorate e texture creano dei piccoli capolavori.


La sceneggiatura e lo svolgimento dell’episodio sono eccellenti, alcune puntate raggiungono un pathos finale che quasi fa commuovere. Nel mezzo di combattimenti crudi e rumorosi spesso inaspettatamente tutto ammutolisce, la scena continua tra un silenzio che lascia senza fiato.



v
La Tana delle Tigri, come si è visto, è un’organizzazione di stampo quasi nazista in cui gli orfani sono addestrati a seguire la legge del più forte e le regole imposte con la violenza. È costruita, inoltre, come una macchina perfetta, altamente tecnologica, in cui i ragazzi sono allenati non soltanto da altre persone ma anche da fantasiose macchine che fortificano i loro corpi. Sotto questi aspetti la Tana può essere la rappresentazione di una distopia moderna, in cui pochi uomini, con l’aiuto della tecnologia, rendono schiavi i ragazzi rapiti. Si può trovare, però, un ulteriore significato. La Tana, infatti, è anche la rappresentazione del nichilismo e dell’assenza di ideali del mondo contemporaneo, i ragazzi sono allenati duramente con il fine di guadagnare quanti più soldi possibili, usando come mezzo soltanto l’odio e la violenza, l’organizzazione non ha altro scopo oltre quello di guadagnare a qualsiasi costo.
Naoto è passato attraverso tutto questo, ha conosciuto il nichilismo della Tana, si è allenato duramente e ha combattuto senza regole, ma soprattutto, senza un vero motivo per cui farlo. Dal momento in cui è diventato un traditore lo scopo della Tana non è stato altro che ucciderlo, non soltanto per vendicarsi, ma anche perché Naoto rappresenta un uomo libero che ha deciso individualmente di non seguire più una strada senza scopo né regole, votata alla violenza e all’autodistruzione, ma di perseguire un’ideale di onestà.

La Tana delle Tigri
Tutti i lottatori della Tana che Naoto sconfigge sul ring, sono per lui soltanto delle vittime e quindi ha pietà di loro. Ogni volta che, finito il combattimento, toglie loro la maschera, si accorge che essi sono uomini come lui, a cui la Tana ha fatto il lavaggio del cervello e li ha trasformati in assassini.


La colossale statua-simbolo della Tana

v
La storia di Naoto Date è quella di un uomo tormentato, da quando decide di staccarsi dalla Tana la sua vita cambia completamente. Prima di quell’avvenimento Naoto combatteva in America con il nome di Demone Giallo, la sua vita era immersa nel puro nichilismo, per lui non esistevano regole o ideali, contava soltanto la violenza. La sua era anche una vendetta contro la vita che lo aveva reso così, “uccidere per non essere ucciso”, era il suo unico pensiero. In seguito all’incontro con Kenta, il suo piccolo ammiratore, giura a se stesso di combattere lealmente anche contro chi non lo fa, in nome della giustizia. Da quando decide di smettere con tutto questo, però, più volte ci ricade, lasciandosi andare a qualche mossa scorretta durante gli incontri.

Naoto Date
Il messaggio che Naoto vuole dare agli orfani che lo ammirano è di non cedere incamminandosi sulla strada della violenza, questi bambini hanno davanti una scelta, la prima opzione è quella della Tana delle tigri, la seconda quella dell’Uomo Tigre. Naoto insegna agli orfani il significato dell’onore.
L’onore, come lo intendo qui, non c’entra niente con l’accezione che si da oggi al termine, accostandolo alla virilità, alla forza fisica, alla vendetta, al maschilismo e così via… L’onore dell’Uomo Tigre, e in generale l’uso positivo del termine, non c’entra niente con la violenza. Naoto insegna sempre ai bambini che è con l’onestà e la bontà che ci si fa strada nella vita, mai con la forza. Non sono neanche i soldi ciò che contano infine, ma l’aver vissuto una vita corretta e onorevole. Ma cos’è quindi l’onore?


L’onore è una promessa che si fa con se stessi, imponendosi delle regole e rispettandole con autodisciplina. Chi ci obbliga a farlo? Nessuno, è proprio questo l’aspetto difficile dell’essere onorevole. Il nichilismo, che è l'opposto dell'onore, attira a sé grazie alla sua imbarazzante facilità, cosa ci vuole, infatti, a fare tutto ciò che si vuole, senza rispetto per nessuno? L’Uomo Tigre avrebbe vinto più facilmente gli incontri se avesse usato mosse scorrette, è questo il punto. Chiunque può fare ciò che si sente di fare in quel momento, ma non è questa la vera libertà onorevole. È difficile mantenere l’onore proprio perché ce lo si autoimpone e infrangerlo non comporta nessuna conseguenza. Ma sorge subito un problema, come si fai, infatti, a imparare da soli le regole dell'onore, se non si ha una guida? Imparando dagli errori e non ripetendoli, anche questo insegna Naoto Date.


La crescita e la trasformazione del personaggio di Naoto Date, durante la serie, non è soltanto superficiale ma essenziale. Da uomo, infatti, indossando la maschera dell’Uomo Tigre, diviene un simbolo. Alla fine Naoto non combatte più per un fatto personale, non cederà più alle tentazioni in quanto l’Uomo Tigre non è più un individuo, ma un’entità anonima e impersonale. Nell’episodio 94 intitolato appunto L’Onore dell’Uomo Tigre, tutto ciò diviene chiaro: Naoto ha un incontro da affrontare, ma per vari problemi non riesce ad arrivare in tempo al palazzetto dove si svolgerà il combattimento. Al suo posto, quindi, sarà Ken (un suo grande amico e anch’esso lottatore) a combattere. L’Uomo Tigre, infatti, non è più una figura legata a Naoto ma diventa un simbolo che anche il suo discepolo può incarnare, ciò che conta è che esso non muoia, che mantenga la sua dignità e il suo onore di fronte al pubblico. Naoto ormai non deve più seguire se stesso o le sue ambizioni personali, ma rispettare il ruolo che l’Uomo Tigre rappresenta.


Anche la figura degli orfani è fondamentale e racchiude in sé molto di più di quel che sembra. Essi non rappresentano soltanto i bambini che hanno perso i genitori, ma qualsiasi uomo e donna che non ha, dalla nascita, alcun punto di riferimento da seguire nella vita. L’epoca moderna, non solo in Giappone, è piena di persone che, pur avendo dei genitori, sono intimamente orfane. L’Uomo Tigre è la metafora di tutta questa situazione, è un uomo che ha attraversato il nichilismo della tana delle tigri, uscendone da solo e diventando una guida per tutte quelle persone che nel nichilismo ancora ci sono immerse. L’Uomo Tigre che non è più un individuo, ma un’idea, uno scopo e un’ideale che per sua natura non può che essere immortale e invincibile.


v
La bellezza di questa serie animata risiede molto nelle piccole storie di vita quotidiana che tanti episodi mostrano. A volte l’intero episodio è incentrato su vicende che non sembrano riguardare la lotta libera e il tempo riservato al combattimento dell’Uomo Tigre occupa soltanto i minuti conclusivi.


Le storie raccontate riguardano sempre persone povere, spesso piccoli artigiani. E’ sempre presente, in generale, un’attenzione verso le piccole cose di tutti i giorni e verso i mestieri più umili. L’Uomo Tigre incontra queste persone che, pur nella miseria, cercano di vivere onestamente e di lottare. Che sia la proprietaria di un piccolo chiosco che vende dolci, o un artigiano del cuoio o ancora una coppia che costruisce modellini del memoriale della pace di Hiroshima, i quali sono poi venduti a caro prezzo al solo scopo di far arricchire il rivenditore che li sfrutta. Ogni storia è raccontata con delicatezza e minimalismo tipicamente giapponese, ogni incontro darà all’Uomo Tigre una motivazione per la quale combattere sul ring e, con i soldi guadagnati, aiutare queste persone. Contrapposto a tutto questo c’è la vita frenetica delle città industriali e inquinate, le automobili, spesso, sono il simbolo di questa modernità nemica e ostile a chi vive semplicemente.


Lo stile di vita giapponese è anche confrontato con quello americano, a partire dal wrestling, che in Giappone mantiene ancora lo spirito delle antiche arti marziali e in cui, pur essendo uno sport agonistico, i lottatori combattono lealmente. In America, invece, i combattimenti sono sempre sanguinosi e senza regole, la lotta è pura violenza, l’unico obiettivo dei combattenti è la fama e il denaro. Il materialismo americano è quindi contrapposto alla spiritualità nipponica e, come vedremo, questo paragone ha anche un rimando storico preciso.


Il finale della serie è magnifico. Scordatevi l’happy ending, qui, lo ripeto, non siamo in America, siamo in Giappone. Il Male viene sconfitto in una battaglia finale, certo, ma a caro prezzo. Naoto commette uno sbaglio e deve rimediare, non ha nessun Dio da supplicare di redimerlo dai suoi peccati. Nell’etica del samurai non esistono i peccati, ma soltanto gli errori. Non si può sperare in un perdono e in una salvezza ultraterrena, agli errori si rimedia da soli attraverso gesti estremi. L’Uomo Tigre continuerà a vivere in quanto simbolo superindividuale, ma non sarà più la stessa cosa in quanto si è rivelato umano.


v
Il primo Gennaio del 1946, con poche frasi in un discorso via radio, l’imperatore del Giappone Hirohito dichiarava di non essere un diretto discendente della dea del sole Amaterasu e che né lui né i giapponesi possedevano una natura divina. Fu un evento storico, in quanto fino a quel momento l’imperatore era considerato dai giapponesi al pari di una divinità. Dietro questo evento c’è la sconfitta e l’occupazione del Giappone da parte dell’America, c’è anche la morte di Dio che ormai diviene un fatto universale. L’aspetto interessante qui è l’essenza dell’essere un imperatore divino.

La dea del sole Amaterasu
Nel nostro pensiero moderno e occidentale è difficile comprendere come si possa ancora credere nella discendenza divina di un sovrano, o come si possa, ad esempio, suicidarsi alla notizia che il proprio imperatore si è dichiarato umano. Ma il re, o l’imperatore, come essere divino, non va pensato come un uomo individuale, ma come un simbolo. Il sovrano non è un uomo e non importa chi individualmente egli sia, né in che modo egli governi. Esso, infatti, non deve fare nulla per governare, la sua sola presenza è importante, in quanto incarna il divino. L’imperatore non è un uomo, ma il mezzo che i sudditi hanno per entrare in contatto con il loro Dio. Un’interpretazione dell'imperatore in questo senso la si trova nel bellissimo libro di Julius Evola Rivolta contro il mondo moderno, in cui il filosofo italiano spiega l’importanza che nelle civiltà tradizionali l’imperatore ha avuto in quanto incarnava il terzo potere centrale tra il cielo e la terra.

L'imperatore Hirohito
L’imperatore deve essere una guida, un maestro, un punto di riferimento intorno a cui tutto il suo popolo si raduna. In esso vivono le tradizioni e il fondamento del popolo stesso, per questo deve essere superiore a tutti, intoccabile e ingiudicabile dalle persone comuni. La fedeltà all’imperatore non è rivolta alla sua persona, ma agli ideali che esso incarna e che costituiscono il fondamento del popolo. Oggi chi comanda una nazione lo fa sempre attraverso la violenza e l’inganno, la fedeltà non è mai innata e reciproca ma sempre imposta con la forza, o nasce da questioni di interesse.

v
Il venticinque Novembre 1970, lo scrittore, saggista, poeta, attore e regista giapponese Yukio Mishima leggeva il suo Proclama in diretta tv, terminato il quale lo scrittore si suicidò attraverso il rituale del seppuku, ovvero tagliandosi il ventre. Nel suo ultimo discorso Mishima insorgeva contro la mancanza di ideali nazionali dei politici giapponesi e del popolo, lo scrittore stesso aveva fondato un suo piccolo esercito parallelo a quello ufficiale, il quale era incapace per lui di difendere veramente la patria e di combattere in nome di veri valori. Si scagliava, inoltre, contro il controllo americano che impediva ulteriormente che un vero esercito autonomo nascesse in Giappone.

Yukio Mishima
Chiudo questo articolo con un estratto di una poesia di Yukio Mishima in cui descrive la sua visione del Giappone e del suo imperatore, il quale, per lo scrittore, aveva assolutamente sbagliato professandosi umano. Nella poesia descrive il Giappone contemporaneo e sembra pensare che l’imperatore doveva rimanere fuori rispetto a tutto ciò. L’imperatore non deve avere qualità popolari, terrene, inferiori. La sua forza sta proprio nel fatto che il suo potere derivi dall’alto, dalla perfezione che tutti vorrebbero raggiungere e che quindi attraverso di lui si fa più afferrabile. Esso doveva stare al di sopra di questo mondo meschino per dare una speranza a chi ne era dentro. Doveva starne fuori per fare da guida, per dare un motivo alto per cui lottare e uscire dal fango.

Se, infatti, anche l’imperatore è qui dentro con noi, è un uomo anche lui, vuol dire che non esiste nient’altro oltre a questo?

Una decadente bellezza
invade il mondo,
soltanto le ignobili verità sono credute,
cresce delle automobili il numero
e l'insulsa velocità frantuma le anime.
Si costruiscono edifici immani,
ma crollano le grandi cause,
le finestre sono rischiarate da luci al neon
dei desideri insoddisfatti,
un mattino dopo l'altro
sorge un sole opaco di smog,
ottusi sono i sentimenti,
smussati gli angoli acuti.
Le anime appassionate e virili
abbandonano la terra,
torbido sangue ristagna nella pace,
secco e inaridito
non zampilla più nella sua purezza.
Chi volava nel cielo ha le ali spezzate,
mentre le termiti dileggiano
la gloria immortale.
In simili giorni,
perchè mai Sua Maestà
diviene un uomo comune?


LCPA

Nessun commento:

Posta un commento